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La gestione dei dispositivi mobili e la legge

Lug 08 2015

L'utilizzo di smartphone e tablet in ambito lavorativo, specie in contesti in cui si applica il BYOD, trova molte Pmi all'oscuro di risvolti, ricadute, implicazioni in tema di sicurezza e leggi sulla privacy.

 

L'Internet, per come lo si conosceva nello scorso ventennio è, oggi, profondamente mutato con la diffusione esponenziale di strumenti come il cloud, ma anche con la progressiva miniaturizzazione di potenti device, gli smartphone, che, oggi, rappresentano una parte importante dei punti di accesso alla Rete.

Il mondo aziendale, volente o nolente, è caratterizzato dall'esigenza di diffondere le informazioni a tutti i soggetti che ne abbiano necessità e farlo in modo tempestivo, al contempo occorre regolamentare l'uso dei device da parte del personale che direttamente o indirettamente, ufficialmente o ufficiosamente, rappresenta l'azienda o l'ente per cui lavora.

Sempre più aziende avviano progetti di Mobile Enterprise Management. La sensibilità a questo tema è in costante crescita, anche se talvolta se ne trascura la portata affrontando il problema in modo settoriale e non olistico.

Se la gestione dei "mobile device" è per lo più entrata nella prassi delle grandi aziende, le medio piccole, ovvero il cuore pulsante dell'economia italiana, continuano a ignorarne risvolti, ricadute, implicazioni.

Una forte leva che ha spinto il fenomeno del "mobile" è costituita dalla trasformazione del mercato del lavoro segnata dall'avvento del telelavoro e del cosiddetto smart working.

Oggi, lavorare in mobilità è non solo un'esigenza ma, soprattutto, un dato di fatto. La necessità di uno spazio fisico, gli orari di lavoro e gli stessi strumenti di lavoro devono essere ripensati.

I profili giuridici di questo fenomeno vanno dalla trasversalità rispetto alle diverse tipologie di contratti di lavoro, all'esigenza "normativa interna" degli enti che intendono regolare la materia, siano essi aziende o pubbliche amministrazioni.

A proposito del profilo "normativo interno", infatti, si rende indispensabile la predisposizione di una procedura che regoli la materia e crei i presupposti legali per incanalare la condotta del personale sia in relazione all'uso di device aziendali sia all'uso di device personali nell'ambito dell'attività aziendale (il cosiddetto BYOD).

Nel caso ci si riferisca a device personali, il caso del BYOD, le implicazioni e difficoltà di controllo (inteso nella sua accezione lecita ovviamente), si presentano sotto diversi aspetti che vanno dalla conduzione delle attività aziendali su dispositivo mobile, fino alla messa in sicurezza di un supporto che, pur non appartenendo all'azienda, elabora documenti e file di interesse aziendale.

Al di là delle soluzioni tecnologiche di questo fenomeno, peraltro ampiamente esplorate, per esempio, nel documento della Oracle Community for Security intitolato "Mobile enterprise", occorre poi tenere in considerazione aspetti di natura organizzativo-legale, si pensi alla possibilità, diffusa, che il controllo vada esteso oltre i lavoratori soggetti alla vigilanza del datore di lavoro; in quest'ottica si pensi ai fornitori, agli agenti, agli intermediari di qualsiasi tipo.

Per guidare il controllo dell'uso che questi ultimi, ovvero i soggetti che sono più distanti dal perimetro di controllo del datore di lavoro/imprenditore, fanno del proprio dispositivo, si può ricorrere a diversi strumenti la cui capacità di condizionamento è gradatamente minore:

  • il contratto che regola i reciproci rapporti,
  • il codice etico di cui al d.lgs. 231 del 2001.

Naturalmente non bisogna sottovalutare la compenetrazione dell'ambito mobile con quello dei social media, che impone nella maggior parte dei casi una gestione congiunta delle problematiche.

Infine, per valutare i profili elencati (e gli altri non nominati in questa sede), occorre partire da un'analisi di impatto che soppesi le implicazioni, in relazione al tipo di soggetto a cui si applica (per esempio se privato o pubblico), al settore merceologico, alla struttura interna dell'azienda, alla forza del brand e alle modalità di lavoro adottate.

Esperti e lungimiranti, pronti ad andare oltre le barriere e le convenzioni, aperti a sperimentare nuovi ambiti professionali, attenti all'Italia e al mondo.

       

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